Perugia, 30 giugno 2018 - Le rapine erano pianificate grazie a pedinamenti e ai sistemi di rilevamento Gps (sistema di posizionamento loca...
Perugia, 30 giugno 2018 - Le rapine erano pianificate grazie a pedinamenti e ai sistemi di rilevamento Gps (sistema di posizionamento locale). Le vittime poi venivano aggredite a bastonate e stordite con spray urticanti. Utilizzavano tecniche da ‘intelligence’ per mettere a segno i colpi i due perugini – tra cui il titolare di un’agenzia di investigazioni, appunto – arrestati in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Piercarlo Frabotta, su richiesta del pubblico ministero Mario Formisano, all’esito di un’indagine blindatissima, svolta dai carabinieri della stazione di Corciano e della compagnia di Perugia.
In cella sono così finiti Lorenzo Berrettini, 47 anni, il detective, e un suo braccio destro, Michele Ricci. Per entrambi le accuse sono di rapina e di lesioni.
I due – che vengono difesi rispettivamente dagli avvocati Laura Modena e Donatella Panzarola – sono stati bloccati lunedì sera. Il timore degli inquirenti è che potessero colpire ancora. Al momento ai due – ma accertamenti sono ancora in corso – vengono addebitati due episodi tra l’Umbria e la Toscana. Il primo è quello che risale al 26 marzo scorso nel Perugino quando, nel tardo pomeriggio, il titolare di una sala scommesse ‘Video games’ viene aggredito all’interno della ‘Galleria’ di Ellera di Corciano, preso a bastonate, stordito con uno spray irritante e rapinato dell’intero incasso del locale che aveva con se’: ben 36mila euro in contanti.
Un colpo studiato nei minimi dettagli e che, proprio per le modalità di esecuzione, era apparso subito anomalo rispetto alle comuni rapine da strada. Un blitz studiato a tavolino, emergerà nel corso delle indagini, perché i banditi sapevano esattamente quando e come colpire, senza correre rischi. Il 18 maggio scorso tocca invece ad Arezzo.
Nel quartiere Giotto i banditi sfondano la vetrina di una gioielleria. L’orafo Fabrizio Santini, 53 anni, viene stordito con lo spray urticante, immobilizzato e legato; il negozio viene razziato di soldi e gioielli. Un bottino da 80mila euro. Anche in questo caso si è trattato di un colpo da professionisti: l’azione è durata novanta secondi in tutto, senza una minima sbavatura. I banditi, sempre incappucciati, sapevano perfettamente come muoversi e come scappare, nonostante fossero appena le 15 del pomeriggio nel cuore di un quartiere residenziale e non ci fosse nemmeno il buio a coprire la fuga della banda. Erano talmente bene a conoscenza delle abitudini del gioielliere e delle dotazioni del negozio che avranno cura di portarsi via anche la consolle che controlla il circuito di videosorveglianza, per evitare l’analisi attenta da parte delle forze dell’ordine che poteva condurli a loro. Meno di un mese e mezzo dopo, però, il cerchio si è chiuso.
Gli investigatori sono risaliti a ritroso, sembra: prima le telecamere nelle zone in cui sono state messe a segno le rapine e, almeno in un caso, con l’auto di proprietà di uno degli indagati. Un errore imperdonabile che potrebbe esser costato caro ai due banditi. Ieri mattina gli indagati – che sono detenuti nel carcere perugino di Capanne – sono stati sentiti nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia.
by via La Nazione - Quotidiano di Firenze con le ultime notizie della Toscana e dell’Umbria
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